Terminano le Stagioni 24/25 del Teatro Excelsior Bettona e del Teatro degli Illuminati di Città di Castello organizzate dal Teatro Stabile dell’Umbria in collaborazione con i rispettivi co-muni. In scena, mercoledì 9 aprile alle 20.45 al Teatro Excelsior Bettona e giovedì 10 aprile alle 20.45 al Teatro degli Illuminati Città di Castello, Come diventare ricchi e famosi da un momento all’al-tro di Emanuele Aldrovandi che dirige Luca Mammoli, Serena De Siena, Tomas Leardini, Silvia Valsesia per una produzione di Associazione Teatrale Autori Vivi, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, ERT Emilia Romagna Teatro – Teatro Nazionale.
Un nuovo spettacolo firmato dal talentuoso autore e regista emiliano Emanuele Aldrovandi per esplorare, con il suo stile tagliente e feroce, quel rapporto talvolta estremo e distruttivo che abbia-mo instaurato fra felicità e realizzazione personale. Al centro della storia, una madre e il suo piano bislacco per aiutare la figlia, di soli sei anni, a diventare un’artista di successo: per farlo è disposta a qualunque cosa. Aldrovandi pone l’attenzione sulle conseguenze più intime e personali di quelle dinamiche sociali che ci spingono sempre di più verso la ricerca del consenso e dell’approvazione immediata.
La riflessione su cosa sia la qualità artistica nell’epoca della post-verità diventa quindi l’occasione per chiedersi, insieme ai personaggi, fino a dove siamo disposti a spingerci, pur di evitare che le persone che amiamo debbano gestire fallimenti e frustrazioni che talvolta sembrano insormontabi-li.
Note di regia. La scrittura è estremamente concreta e realistica, ma l’allestimento è onirico e sur-reale, perché quello che viene messo in scena è il ricordo di un uomo che continua a rivivere la giornata nella quale la vita di una bambina di sei anni è cambiata per sempre. La storia di una ma-dre, Marta, della sua ossessione per la realizzazione della figlia Emma e del suo piano bislacco che coinvolge con l’inganno Chiara, una famosa attrice, e Carlo, cognato appassionato di scacchi, rivive attraverso lo sguardo di Ferdinando, talvolta distaccato, talvolta pieno di sensi di colpa: cosa avrebbe potuto fare di diverso?
È possibile cambiare il corso degli eventi e incidere veramente sulla realtà e sul mondo? Se il testo affronta il rapporto fra la felicità e la realizzazione personale, la chiave registica con cui ho deciso di metterlo in scena pone l’accento sul vortice ossessivo di chi è condannato a pensare una cosa e poi, nell’attimo successivo, esattamente la cosa opposta. La realtà si deforma sotto lo sguardo di chi è convinto di non poterla mai conoscere, ma solo ipotizza-re.