Ieri pomeriggio giovedì 6 febbraio ad Assisi, nella Sala della Conciliazione che ha sostituito l’iniziale Sala degli Emblemi perché troppo piccola per contenere tutto il pubblico intervenuto (oltre 65 persone pur essendo un orario lavorativo di un giorno infrasettimanale), Luigino Ciotti ha tenuto una lezione su “Resistenza in Umbria. I Partigiani ad Assisi ?”, nell’ambito del programma di conferenze dell’UNITEA (Università di Tutte le Età Assisi).
Una prima assoluta, frutto di una ricerca che dura da 3 anni, con tanti dati e nomi trovati, con molta pignoleria e meticolosità, negli Archivi di Stato, Biblioteche varie, letture di libri, memorie orali.
Un quadro in cui i 122 tra Partigiani e Patrioti di Assisi trovati si unisce al numero ancora maggiore di IMI che la Civitas Seraphica ha avuto, oltre ai confinati politici, gli uccisi dai fascisti e i tanti antifascisti.
“Tutto ciò – spiega Ciotti – delinea un quadro di una cultura democratica e antifascista che fa a cazzotti con la narrazione storica e culturale, fino ad oggi avuta, che si è occupata solo di singoli, con libri, incontri, riconoscimenti che si chiamano Arnaldo Fortini, Tullio Cianetti, Valentin Muller, uomini di potere e fascisti e nazisti, ma ha totalmente trascurato centinaia di cittadini assissani che hanno subito le scelte e soprattutto patito sofferenze molto consistenti e di tutto ciò non si parla e non si fa conoscere.
La lezione – peosegue Luigino Ciotti – ha tentato di scoprire questo buio facendo conoscere nomi e uomini e donne e ciò che è gli è capitato, che sono coloro che hanno fatto veramente la storia della città e soprattutto dalla parte giusta”. (Continua dopo l’immagine)
Ad arricchire l’evento non è mancato un intervento del sindaco facente funzioni Valter Stoppini, i ricordi di Giuliano Comparozzi e Giuseppe Marini oltre alla intelligente domanda del giovane diciassettenne liceale Mattia Comparozzi.
“Ringrazio Claudio Fronza organizzatore con l’UNITEA dell’incontro – conclude Ciotti – che mi ha permesso di allargare e trasmettere la conoscenza delle mie ricerche”.