Riapre l’Abbazia di San Benedetto al Subasio: a prendersene cura sarà un eremita

Il luogo dove San Francesco ricevette le chiavi della Porziuncola era stato chiuso dopo il terremoto del 1997

Religione

Riapre ufficialmente al pubblico l’abbazia di San Benedetto al Subasio, pochi chilometri da Assisi, dove San Francesco ricevette le chiavi della Porziuncola. L’Abbazia era stata chiusa dopo il terremoto del 1997, e ora dopo i lavori di ristrutturazione l’antichissima abbazia, riaprirà ai pellegrini dopo il 19 marzo giorno di San Giuseppe in cui entrerà ‘in servizio’ un custode, del tutto particolare.

Chi si prenderà cura dell’Abbazia (di proprietà dei benedettini San Pietro di Assisi ma in gestione delle monache del monastero benedettino Sant’Anna di Bastia Umbra) ed accoglierà chi ci vorrà entrare, è infatti un aspirante eremita, un uomo motivato da spiritualità, da anni alla ricerca di un eremo dove vivere per praticare il suo credo.

“L’eremo – spiega all’ANSA – è sempre stato nella mia testa, da anni coltivo questa idea” dice Alberto Cisco, 53 anni, architetto, bolognese ma originario di Vicenza. Prima insegnante poi dirigente pubblico per 14 anni, un lavoro che ha lasciato: “Era un mondo – dove sempre all’ANSA – che non mi piaceva, che non mi apparteneva. Mi sono licenziato e mi sono preso del tempo, un po’ obbligato da vicende private che mi hanno fatto molto soffrire”.

La vita in un eremo era l’obiettivo di Alberto. Prima esperienza, di due mesi, all’eremo di San Giorgio a Savigno, in provincia di Bologna, in un progetto per la riapertura delle canoniche abbandonate. Poi il contatto con le monache di Bastia Umbra, in particolare l’abbadessa, suor Noemi Scarpa: mentre stanno lavorando per la raccolta delle olive lo scorso anno capisce il senso di vita che muove quest’uomo e gli propone di essere quel custode che sta cercando da un po’ per per l’Abbazia di San Benedetto. Alberto parte per la Sierra Leone come volontario, per costruire bagni in una scuola delle suore clarisse missionarie del Santissimo Sacramento. Al ritorno accetta la proposta che gli è stata fatta: si occuperà così dell’Abbazia al Subasio.

“La solitudine non mi spaventa, anzi. Sento il bisogno di un posto isolato e silenzioso – spiega ancora all’ANSA – per avvicinarmi agli altri in modo più vero e profondo. È come una maggiore disponibilità verso gli altri possibile per me attraverso l’isolamento e un continua ricerca di Dio”. Da gennaio, Alberto, insieme alle monache, è al lavoro per la riapertura, in preparazione anche gli orari in cui tenere aperto l’eremo, oltre ai percorsi da fare.

All’abbazia, inserita nel folto bosco del Subasio, in posizione dominante su Assisi, Alberto vivrà in isolamento, in compagnia solo di Birba, il suo cane, e di Macchia, il suo gatto, pronto ad accogliere pellegrini e turisti che vorranno nuovamente condividere con lui la bellezza del luogo.

Foto: sanbenedettoalsubasio.it

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